I disturbi da abuso di sostanze (alcool, caffeina, cannabis, allucinogeni, sedativi) e i disturbi da dipendenze patologiche (gioco d’azzardo, videogiochi) hanno un’incidenza molto elevata in adolescenza.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha, infatti, inserito il “gaming disorder”, ossia l’uso compulsivo dei videogiochi, nella bozza dell’undicesima edizione della International Classification of Diseases (ICD), classificazione internazionale delle patologie, definendolo come “una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita“.
Il disagio si manifesta quando si verifica un abuso dei giochi elettronici, quando un loro utilizzo continuativo e sistematico, occupa gran parte della giornata dei ragazzi e finisce col sostituirsi ad ogni attività quotidiana.
In tali situazioni, bambini e ragazzi tendono a isolarsi dalle relazioni, a chiudersi in se stessi e in quel mondo virtuale che può diventare, soprattutto nei momenti di maggiore fragilità, una modalità per evadere dalla quotidianità, sperimentare sensazioni nuove ed evitare il senso di incapacità o inutilità spesso vissuto in altri contesti e in altre relazioni quotidiane.
Possono presentarsi apatica, irrequietezza e irritabilità, problemi alimentari, di igiene personale, del sonno, conflitti con i genitori.
A livelli gravi l’adolescente può arrivare a trascurare la scuola, lo sport e le relazioni e presentare sintomi fisici, come mal di testa, mal di schiena, disturbi della vista.